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  Altitudine
  : 784 m s.l.m.
  Comuni confinanti
  : Arpino, Balsorano (Aq), Broccostella, Campoli Appennino, Castelliri, Isola del Liri, Monte San Giovanni Campano, Pescosolido, Veroli
  Superficie
  : 71,83 kmq
  Abitanti
  : 26.531
  Frazioni e contrade
  : Carnello, Selva, San Domenico
  Le origini di questa bella cittadina, la quarta della provincia di Frosinone per numero di abitanti, vengono fatte risalire ai Volsci, popolo di estrazione 
  indo-europea, che scese lungo la valle del Liri attestandosi nel Lazio meridionale, fino al mar Tirreno. La città sorge sulle rive del fiume Liri, all’ingresso 
  della lunga e stretta Valle Roveto, che conduce nel vicino Abruzzo. E’ sovrastata dal monte San Casto, dove sorgeva l’antica acropoli, i cui resti in mura 
  poligonali sono ancora oggi ben visibili. Sulla cima di questo monte, a circa 540 metri, si trova la possente Rocca Sorella, distrutta nel 1229 ed in parte 
  restaurata nel XV° secolo. Nel 345 a.C. Sora dovette sottomettersi alla potenza romana, e dopo essere stata colonia latina, nel 303 divenne municipio, 
  inquadrato nella "lex Julia municipalis". Fin dagli albori del cristianesimo, Sora fu dichiarata sede vescovile e l’episodio più importante della storia 
  cristiana della città avvenne nel 275 d.C., sotto l’imperatore Aureliano, quando venne martirizzata una giovane cristiana, Santa restituta, Patrona della 
  città. La giovane Restituta Frangipane venne imprigionata, torturata e decapitata presso le rive del fiume Fibreno, in località "carnarium", dove in seguito 
  sorgerà Carnello. Alla caduta dell’Impero Romano la città di Sora subì i saccheggi e le devastazioni dei barbari, e a partire dal 1072 cadde sotto la 
  dominazione normanna. Nel 1215 Federico II°, per l’aiuto concessogli dal pontefice Innocenzo III°, donò Sora alla Chiesa, ma in seguito ad alterne 
  vicende e contrasti fra i due stati, lo stesso Imperatore distrusse la città nel 1229. Riedificata in parte alla morte di Federico II°, Sora venne dichiarata 
  città regia da Carlo I° d’Angiò con un decreto che poi venne riconfermato nel 1292 dal suo successore Carlo II°. A partire dal XIV° secolo Sora passò nelle 
  mani di vari feudatari, fino al 1796 quando venne riconsegnata al demanio regio in cambio di altri possedimenti. I Signori che via via si alternarono nel 
  possesso della città furono i Tomacelli nel 1399; i Cantelmo nel 1439; i Della Rovere nel 1475; infine i Boncompagni nel 1612 che la tennero fino al 1796. 
  Sora conserva molte testimonianze archeologiche monumentali che permettono di ricostruire la sua storia millenaria. L’epoca preromana è testimoniata 
  dai resti delle mura poligonali sul Colle San Casto. Il Castello di S. Casto, restaurato e fortificato nel 1268 per disposizioni di Carlo d’Angiò, fu ancora 
  ritoccato nel XV° secolo per incarico dei Duchi Della Rovere, dall’architetto Carrara di Bergamo. Acquistato in seguito dai Boncompagni, passò al regio 
  demanio alla fine del secolo XVIII°, dal quale poi Sora l’acquistò nel 1873. L’Area Sacra, nel luogo dove sorge la cattedrale, ancora oggetto di scavo, ha già 
  restituito testimonianze notevoli: due templi e un porticato su un basamento artificiale in opera quadrata. Interessante il torrione medievale aragonese, 
  di forma circolare, l’unico rimasto delle mura medievali, su cui poggia il lato nord della Cattedrale. La Cattedrale di Santa Maria Assunta, edificata sui 
  resti del tempio italico, la cui struttura risale al 1100, è stata rimaneggiata nel XVIII° secolo. Ha il portale principale rivestito di lastre di pietra con motivi 
  ornamentali e l’interno del tempio, a tre navate, presenta lo stile romanico-gotico soprattutto nella navata centrale. Del complesso fanno parte il Palazzo 
  Vescovile ed il Seminario, risalenti alla seconda metà del XVI° secolo. La Chiesa di Santa Restituta è situata sulla piazza omonima, nel cuore di Sora, ed è 
  originaria del X° secolo; più volte distrutta da incendi e terremoti, è stata ricostruita nello schema attuale nel 1928 su modelli romanici, a pianta 
  basilicale, con tre navate e abside riccamente decorata. Sulla facciata si nota un bel rosone; il portale centrale in pietra risale all’XI° secolo; alcune 
  iscrizioni latine-longobarde e frammenti marmorei provenienti da templi pagani sono fissati sulla facciata. Il Convento e la Chiesa di S. Francesco (detto 
  Palazzo della Pretura) risalgono al XIV° secolo, rimaneggiati poi nel XVIII°; a pianta rettangolare con cortile e porticato. Nel suo interno conserva 
  interessanti affreschi del XIV° secolo recentemente riportati alla luce. La Chiesa di Santo Spirito, sulla piazzetta omonima, risale al 1614 e venne fatta 
  costruira dalla duchessa Costanza Sforza Boncompagni. E’ annessa al collegio dei Gesuiti e collegata ad esso tramite un grande arco. Per la sua 
  costruzione venne utilizzato materiale proveniente dall’antico tempio di Serapide e conserva al suo interno il corpo di San Giuliano. Lungo Corso Volsci, 
  l’arteria principale della città’, si incontra il monumento al Cardinale Cesare Baronio, uno degli artefici della Controriforma cattolica, e la Chiesa di San 
  Bartolomeo, a tre navate e rimaneggiata dopo il terremoto del 1915. Risale al XIII° secolo e conserva pregevoli cimeli baroniani: il Crocifisso ligneo del 
  1564, opera di Tiberio Calcagni, allievo di Michelangelo e una tela di Sebastiano Conca, raffigurante la Madonna del Divino Amore. L’Abbazia di San 
  Domenico, fondata intorno al 1011, in stile romanico, è posta sul lungo viale che porta ad Isola Liri, alla confluenza dei due fiumi Fibreno e Liri. La 
  monumentale chiesa, dalle linee semplici e severe, è una delle più interessanti della nostra provincia. Venne fatta erigere dal Governatore di Sora ed 
  Arpino, il longobardo Pietro il Maggiore, su consiglio del monaco benedettino Domenico da Foligno, fondatore di altri monasteri e chiese, uno dei 
  personaggi più venerati del tempo. Per la sua costruzione vennero utilizzati i resti notevoli di un grande edificio civile di epoca romana, da molti storici 
  attribuito alla famiglia di Marco Tullio Cicerone. All’inizio il Monastero venne affidato ai monaci della Certosa di Trisulti, fondata dallo stesso San 
  Domenico, e dopo la morte del Santo, nel 1031, l’Abbazia di San Domenico legò il suo nome alla Abbazia di Casamari. Nel XIV° secolo inizia un lungo 
  periodo di decadenza, aggravato dalla istituzione della cosiddetta "commenda", che decretò il disfacimento morale e materiale di molti monasteri. Nel 
  1653 papa Innocenzo X°, vista le generale rovina del monastero, ne decretò la chiusura al culto. A partire dal 1789 San Domenico restò una filiale della 
  Chiesa di San Silvestro di Sora e nella primavera del 1799 fu saccheggiata dalle truppe del generale francese Macdonald. Nel 1831, per volontà dell’Abate 
  di Casamari, Micara, i Cistercensi ripresero possesso del monastero e tutt’oggi lo custodiscono e lo tengono aperto ai visitatori. L’interno è a forma 
  basilicale, a tre navate, con copertura a capriate e pareti decorate in finto travertino; lo spazio è scandito da dieci pilastri, sormontati da una doppia fila 
  di cinque finestre ad ogiva. Il presbiterio, rialzato, si raggiunge attraverso due scalinate laterali e la parete sovrastante l’ingresso è arricchita dalla "schola 
  cantorum" in finta pietra. Sul portale maggiore vi è una lastra semicircolare di marmo, importata dalla Grecia, e che forse costituiva l’architrave della 
  ricca villa di Cicerone. La cripta conserva tutta la bellezza dello stile primitivo, con le eleganti absidi semicircolari, coronate da piccoli archi, poggiano su 
  peducci di derivazione longobarda. Nel cortile interno dell’Abbazia, si trovano numerosi frammenti di colonne, capitelli ed iscrizioni di epoca romana, e 
  vicino la Chiesa si ammira un monumento funebre, forse il sepolcro della famiglia di Cicerone.
  Numeri utili
  Comune:
  Polizia locale: 
  Pro Loco:
  Ricettività & Servizi
  •
  Alonzi - Abbigliamento Sport&Outdoor - Via Cittadella, 18 - Tel. 0776 833231 - Sito web
  •
  B&B I Melograni - Via Dante alighieri 20 - 333 778 9302 - Sito web
  •
  B&B Portella delle fate - Piazza Cesare Baronio, 27 - Tel. 335 1275667 - Sito web
  •
  Caffé D’Antan - Via Marsicana, 126 - tel. 0776 823013 - Sito web
  •
  Morry's lodge guest house - Via Quarto, 4 - Tel. 335 127 5667 - Sito web
  •
  Paddy's Irish Pub - Via Santa Lucia, 10 - tel. 0776 833865 - Sito web
  •
  La Ricettività
  •
  I Servizi turistici
  •
  Altri servizi
  •
  Le Guide Ambientali Escursionistiche
  
  
 
 
   
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
 
  
 
 
 
 
  Sora
  Altitudine
  : 784 m s.l.m.
  Comuni   
  confinanti
  :   
  Arpino,   
  Balsorano   
  (Aq),   
  Broccostella, 
  Campoli   
  Appennino,   
  Castelliri,   
  Isola   
  del   
  Liri,   
  Monte   
  San 
  Giovanni Campano, Pescosolido, Veroli
  Superficie
  : 71,83 kmq
  Abitanti
  : 26.531
  Frazioni e contrade
  : Carnello, Selva, San Domenico
  Le origini di questa bella cittadina, la quarta della provincia di 
  Frosinone per numero di abitanti, vengono fatte risalire ai 
  Volsci, popolo di estrazione indo-europea, che scese lungo la 
  valle del Liri attestandosi nel Lazio meridionale, fino al mar 
  Tirreno. La città sorge sulle rive del fiume Liri, all’ingresso 
  della lunga e stretta Valle Roveto, che conduce nel vicino 
  Abruzzo. E’ sovrastata dal monte San Casto, dove sorgeva 
  l’antica acropoli, i cui resti in mura poligonali sono ancora 
  oggi ben visibili. Sulla cima di questo monte, a circa 540 
  metri, si trova la possente Rocca Sorella, distrutta nel 1229 ed 
  in parte restaurata nel XV° secolo. Nel 345 a.C. Sora dovette 
  sottomettersi alla potenza romana, e dopo essere stata 
  colonia latina, nel 303 divenne municipio, inquadrato nella 
  "lex Julia municipalis". Fin dagli albori del cristianesimo, Sora 
  fu dichiarata sede vescovile e l’episodio più importante della 
  storia cristiana della città avvenne nel 275 d.C., sotto 
  l’imperatore Aureliano, quando venne martirizzata una 
  giovane cristiana, Santa restituta, Patrona della città. La 
  giovane Restituta Frangipane venne imprigionata, torturata e 
  decapitata presso le rive del fiume Fibreno, in località 
  "carnarium", dove in seguito sorgerà Carnello. Alla caduta 
  dell’Impero Romano la città di Sora subì i saccheggi e le 
  devastazioni dei barbari, e a partire dal 1072 cadde sotto la 
  dominazione normanna. Nel 1215 Federico II°, per l’aiuto 
  concessogli dal pontefice Innocenzo III°, donò Sora alla 
  Chiesa, ma in seguito ad alterne vicende e contrasti fra i due 
  stati, lo stesso Imperatore distrusse la città nel 1229. 
  Riedificata in parte alla morte di Federico II°, Sora venne 
  dichiarata città regia da Carlo I° d’Angiò con un decreto che 
  poi venne riconfermato nel 1292 dal suo successore Carlo II°. 
  A partire dal XIV° secolo Sora passò nelle mani di vari 
  feudatari, fino al 1796 quando venne riconsegnata al 
  demanio regio in cambio di altri possedimenti. I Signori che 
  via via si alternarono nel possesso della città furono i 
  Tomacelli nel 1399; i Cantelmo nel 1439; i Della Rovere nel 
  1475; infine i Boncompagni nel 1612 che la tennero fino al 
  1796. Sora conserva molte testimonianze archeologiche 
  monumentali che permettono di ricostruire la sua storia 
  millenaria. L’epoca preromana è testimoniata dai resti delle 
  mura poligonali sul Colle San Casto. Il Castello di S. Casto, 
  restaurato e fortificato nel 1268 per disposizioni di Carlo 
  d’Angiò, fu ancora ritoccato nel XV° secolo per incarico dei 
  Duchi Della Rovere, dall’architetto Carrara di Bergamo. 
  Acquistato in seguito dai Boncompagni, passò al regio 
  demanio alla fine del secolo XVIII°, dal quale poi Sora 
  l’acquistò nel 1873. L’Area Sacra, nel luogo dove sorge la 
  cattedrale, ancora oggetto di scavo, ha già restituito 
  testimonianze notevoli: due templi e un porticato su un 
  basamento artificiale in opera quadrata. Interessante il 
  torrione medievale aragonese, di forma circolare, l’unico 
  rimasto delle mura medievali, su cui poggia il lato nord della 
  Cattedrale. La Cattedrale di Santa Maria Assunta, edificata sui 
  resti del tempio italico, la cui struttura risale al 1100, è stata 
  rimaneggiata nel XVIII° secolo. Ha il portale principale 
  rivestito di lastre di pietra con motivi ornamentali e l’interno 
  del tempio, a tre navate, presenta lo stile romanico-gotico 
  soprattutto nella navata centrale. Del complesso fanno parte 
  il Palazzo Vescovile ed il Seminario, risalenti alla seconda 
  metà del XVI° secolo. La Chiesa di Santa Restituta è situata 
  sulla piazza omonima, nel cuore di Sora, ed è originaria del X° 
  secolo; più volte distrutta da incendi e terremoti, è stata 
  ricostruita nello schema attuale nel 1928 su modelli romanici, 
  a pianta basilicale, con tre navate e abside riccamente 
  decorata. Sulla facciata si nota un bel rosone; il portale 
  centrale in pietra risale all’XI° secolo; alcune iscrizioni latine-
  longobarde e frammenti marmorei provenienti da templi 
  pagani sono fissati sulla facciata. Il Convento e la Chiesa di S. 
  Francesco (detto Palazzo della Pretura) risalgono al XIV° 
  secolo, rimaneggiati poi nel XVIII°; a pianta rettangolare con 
  cortile e porticato. Nel suo interno conserva interessanti 
  affreschi del XIV° secolo recentemente riportati alla luce. La 
  Chiesa di Santo Spirito, sulla piazzetta omonima, risale al 
  1614 e venne fatta costruira dalla duchessa Costanza Sforza 
  Boncompagni. E’ annessa al collegio dei Gesuiti e collegata ad 
  esso tramite un grande arco. Per la sua costruzione venne 
  utilizzato materiale proveniente dall’antico tempio di 
  Serapide e conserva al suo interno il corpo di San Giuliano. 
  Lungo Corso Volsci, l’arteria principale della città’, si incontra 
  il monumento al Cardinale Cesare Baronio, uno degli artefici 
  della Controriforma cattolica, e la Chiesa di San Bartolomeo, 
  a tre navate e rimaneggiata dopo il terremoto del 1915. 
  Risale al XIII° secolo e conserva pregevoli cimeli baroniani: il 
  Crocifisso ligneo del 1564, opera di Tiberio Calcagni, allievo di 
  Michelangelo e una tela di Sebastiano Conca, raffigurante la 
  Madonna del Divino Amore. L’Abbazia di San Domenico, 
  fondata intorno al 1011, in stile romanico, è posta sul lungo 
  viale che porta ad Isola Liri, alla confluenza dei due fiumi 
  Fibreno e Liri. La monumentale chiesa, dalle linee semplici e 
  severe, è una delle più interessanti della nostra provincia. 
  Venne fatta erigere dal Governatore di Sora ed Arpino, il 
  longobardo Pietro il Maggiore, su consiglio del monaco 
  benedettino Domenico da Foligno, fondatore di altri 
  monasteri e chiese, uno dei personaggi più venerati del 
  tempo. Per la sua costruzione vennero utilizzati i resti 
  notevoli di un grande edificio civile di epoca romana, da molti 
  storici attribuito alla famiglia di Marco Tullio Cicerone. 
  All’inizio il Monastero venne affidato ai monaci della Certosa 
  di Trisulti, fondata dallo stesso San Domenico, e dopo la 
  morte del Santo, nel 1031, l’Abbazia di San Domenico legò il 
  suo nome alla Abbazia di Casamari. Nel XIV° secolo inizia un 
  lungo periodo di decadenza, aggravato dalla istituzione della 
  cosiddetta "commenda", che decretò il disfacimento morale e 
  materiale di molti monasteri. Nel 1653 papa Innocenzo X°, 
  vista le generale rovina del monastero, ne decretò la chiusura 
  al culto. A partire dal 1789 San Domenico restò una filiale 
  della Chiesa di San Silvestro di Sora e nella primavera del 
  1799 fu saccheggiata dalle truppe del generale francese 
  Macdonald. Nel 1831, per volontà dell’Abate di Casamari, 
  Micara, i Cistercensi ripresero possesso del monastero e 
  tutt’oggi lo custodiscono e lo tengono aperto ai visitatori. 
  L’interno è a forma basilicale, a tre navate, con copertura a 
  capriate e pareti decorate in finto travertino; lo spazio è 
  scandito da dieci pilastri, sormontati da una doppia fila di 
  cinque finestre ad ogiva. Il presbiterio, rialzato, si raggiunge 
  attraverso due scalinate laterali e la parete sovrastante 
  l’ingresso è arricchita dalla "schola cantorum" in finta pietra. 
  Sul portale maggiore vi è una lastra semicircolare di marmo, 
  importata dalla Grecia, e che forse costituiva l’architrave della 
  ricca villa di Cicerone. La cripta conserva tutta la bellezza 
  dello stile primitivo, con le eleganti absidi semicircolari, 
  coronate da piccoli archi, poggiano su peducci di derivazione 
  longobarda. Nel cortile interno dell’Abbazia, si trovano 
  numerosi frammenti di colonne, capitelli ed iscrizioni di 
  epoca romana, e vicino la Chiesa si ammira un monumento 
  funebre, forse il sepolcro della famiglia di Cicerone.
  Numeri utili
  Comune:
  Polizia locale: 
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  18 - Tel. 0776 833231 - Sito web
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